Il 15 ed il 16 novembre 2013, a Reggio Emilia, si è tenuta la VI edizione degli Strati Generali della Cultura, appuntamento annuale dell’Arci per presentare le proprie realtà in campo culturale e confrontarle con il mondo delle istituzioni, della politica e della cultura. In particolare, questa edizione ha focalizzato l’attenzione sulla progettualità imprenditoriale profit e no profit, nel settore della cultura e della creatività.
La giornata di venerdì 15 ha visto la presentazione e l’incontro tra i progetti culturali e innovativi dell’Arci, nel confronto mattutino “Cantieri Culturali”, focalizzando l’attenzione proprio su quelle esperienze di imprenditorialità associativa che promuovono i principi della sussidiarietà, intrecciando competenze e percorsi pubblico-privato, e della cooperazione prevedendo anche interventi occupazionali.
Proprio con queste premesse si è svolta la sessione pomeridiana con il confronto tra i rappresentanti di istituzioni (con particolare partecipazione delle amministrazioni locali), fondazioni, mondo universitario, associazionismo ed imprenditoria sociale.
La sessione è stata articolata in 3 temi portanti che hanno visto il confronto della categoria “giovani” con le start-up culturali, il contemporaneo e la partecipazione culturale. Dalle parole dei protagonisti sono scaturite una serie di riflessioni:
1. I settori della Creatività e della Cultura possono diventare gli elementi principali per lo sviluppo di nuovi modelli sociali ed economici, soprattutto considerando la gestione innovativa di spazi demaniali urbani abbandonati o inutilizzati. Sono in forte crescita realtà come i centri di produzione culturale indipendente che promuovono produzioni diffuse e variegate, spazi di coworking, hub e cooperative;
2. Non c’è una contrapposizione tra l’associazionismo ed il mondo cooperativo, anzi. Sempre più realtà associative stanno sviluppando strumenti imprenditoriali autonomi per consolidarsi come imprese sociali e culturali ed essere maggiormente efficaci sul tessuto sociale;
3. Ad una forte crescita delle idee nell’imprenditorialità sociale nel settore della cultura e della creatività si riscontrano, però, una serie di difficoltà: da un lato una forte mancanza nell’uso di strumenti imprenditoriali di progettazione economica (business plan) e di gestione delle attività (es. crono programma) mentre dall’altro lato un’incapacità nella narrazione della propria identità e,quindi, nell’utilizzo di strumenti di comunicazione che possano immedesimarsi nei registri dei pubblici di riferimento;
4. Il ruolo del settore pubblico dovrebbe essere quello di invertire la tendenza e liberare le realtà in crescita dalla “trappola della precarietà” che non permette ai progetti di pensare in maniera sostenibile e scommetterle sul proprio futuro. A questo proposito bisognerebbe investire maggiormente sulle politiche culturali e costruire sinergie con reti d’imprese per fare massa critica. Infine prepararsi ad accogliere con competenze forti i fondi europei 2014/2020 che vanno proprio nella direzione dello sviluppo creativo delle economiche digitali.
A dimostrazione delle riflessioni dei protagonisti alla sessione pomeridiana sono stati presentati progetti, bandi ed esperienze virtuose: i bandi Culturability della Fondazione Unipolis presentato da Walter Dondi e Funder 35 presentato dalla Fondazione Cariplo (Andrea Rebaglio) che focalizzano l’attenzione sulla forma cooperativa nell’innovazione sociale e culturale; le esperienze cooperative descritte da Vincenzo Santoro dell’ANCI un esempio la cooperativa di comunità Briganti di Cerreto (Reggio Emilia) che opera nel settore turistico ed ambientale, le Officine Cantelmo (Puglia) rivolte al settore della creatività e della formazione offrendo servizi agli studenti o la Viseras (Sardegna) sulla valorizzazione del patrimonio immateriale della sua terra (in particolare Mamoiada, nota in tutto il mondo per le sue maschere tradizionali – i Mamuthones e gli Issohadores).
A fine sessione Paolo Beni, Presidente Nazionale dell’Arci ha focalizzato il suo intervento sulla necessità di ricostruire quelle competenze di cittadinanza che servono a rafforzare un’educazione popolare fondata sulla cooperazione, lo scambio e la contaminazione. Inoltre, secondo Beni, bisogna smetterla di chiedersi cosa fare per i giovani e promuoverli come soggetti attivi attraverso il loro diritto all’espressione, alla sperimentazione e all’autonomia. In seguito è stato proiettato il documentario di Stefano Sardo Slow food Story (trailer) sull’esperienza di Carlo Petrini che riflette un modo nuovo di associare il cibo alla cultura e di costruire un contatto sostenibile tra l’uomo e l’ambiente.
Sabato 16 novembre, 3 workshop tematici in parallelo hanno dato forma alle riflessioni della giornata precedente. In breve le tre attività hanno trattato:
1. Workshop A: “Fare impresa culturale giovanile” in cui è stato presentato il progetto: Creare Futuro promosso dalla Fondazione Ater Formazione insieme ad un’ampia rete di partner, che realizza un Piano Settoriale per offrire opportunità di lavoro qualificato ai giovani dei territori interessati dal sisma che ha colpito l’Emilia Romagna, per incoraggiare la crescita delle competenze e delle imprese Industrie Culturali e Creative (ICC) e per incentivare l’innovazione delle imprese dei settori tradizionali. Il progetto nonostante sia fortemente localizzato è stato ampiamente dibattuto dai partecipanti al workshop, come esempio di buona pratica da riprodurre in contesti diversi. Un confronto sulle attività dei diversi circoli/comitati distribuiti su tutto il territorio nazionale è stato poi condotto per capire le opportunità delle singole esperienze;
2. Workshop B: “Attrezzi per l’associazionismo culturale”: le attività si sono concentrare sulle normative ed i recenti provvedimenti legislativi (es. Decreto Cultura) ma soprattutto sul confronto con SIAE ed Enpals. Per ovviare all’aumento delle pratiche burocratiche che gravano sugli organizzatori di eventi è interessante ragionare su nuove forme di tutela per gli artisti(Creative Commons) o di strumenti di consulenza che permettono di districarsi nella giungla amministrativa (Diritticreativi.org);
3. Workshop C: “Progettazione culturale e rigenerazione urbana”: sono stati presentati molti casi di riqualificazione di ex aree industriali o spazi in disuso come, ad esempio, lo Spazio Grisù prima factory creativa dell’Emilia Romagna, che viene dal riutilizzo dell’ex caserma dei Vigili del Fuoco di Ferrara oppure il progetto partecipato con la cittadinanza sulla riqualificazione del Mercato Coperto di Santo Stefano. Inoltre sono state presentate altre esperienze che hanno partecipato al bando per l’innovazione culturale Che Fare come: il network di 15 realtà (fondazioni, associazioni e cooperative) nel rione Sanità di Napoli che hanno riattivato e riqualificato l’intera area delle Catacombe; la comunità del quartiere di San Salvario (Torino) composta da ben 25 realtà tra associazioni e cooperative che hanno rigenerato un borgo interno in contrasto con il processo di centrification e di degrado delle zone periferiche; la straordinaria rete virtuale/reale di stakeholder del libro del progetto Liberos che, sfruttando il potere innovativo degli strumenti digitali, riunisce scrittori, editori, librai e lettori della Sardegna per combattere la crisi dell’editoria.
Infine i ragazzi dell’Arci Viterbo hanno presentato Cantieri d’Arte, un progetto d’arte pubblica attivo sul territorio nazionale ed internazionale da circa otto anni per sviluppare interrogativi sull’utilizzo creativo dello spazio pubblico.
“Strati Generali della Cultura” ha raggiunto l’obiettivo di fornire maggiori strumenti di analisi e di intervento alle esperienze associative dell’Arci in ambito culturale e creativo. Inoltre aumenta sempre di più la percezione del ruolo in Italia dell’Associazione come operatore culturale in grado di intessere una rete di partenariati forti e durevoli e di condizionare le politiche culturali attraverso i suoi progetti ed i suoi valori.
Emanuele Siano
Elisa Macciocchi
Arci Informagiovani Salerno