Ripresa: l’Italia è di fronte a una grande scommessa, ma solo se lascerà protagonismo ai più giovani.
Giovani e donne che lavorano nel terzo settore ma si sentono chiamare “anime belle”, lavoro al sud che
manca, servizio civile, seconde generazioni che chiedono il riconoscimento della cittadinanza, neet e precari, ma anche una grande sinergia tra istituzioni e terzo settore per una ripresa del meridione: sono gli elementi emersi durante l’incontro #NextGenerationSud# – La ripresa per il futuro della Campania promosso da ArciCampania, per offrire un’occasione di confronto tra giovani e istituzioni per il rilancio di un protagonismo giovanile in una regione del Sud Italia.
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Dopo i saluti di Alessio Curatoli, presidente regionale Arci Campania, è intervenuto Marco De Giorgi, Capo Dipartimento per le Politiche giovanili e Servizio civile, che ha sottolineato le tre priorità del PNRR riguardanti sud, giovani e donne, a cui integrare però interventi migliorativi: la necessità di monitoraggio e valutazione d’impatto sulla proposta lavorativa; un punto unico di accesso per i giovani, lanciato con il Portale 2030; l’importanza del servizio civile.
Ad aprire il primo panel “Chi riparte? Da dove? Parola ai protagonisti e alle protagoniste” è stata Valeria Minicozzi, imprenditrice sociale napoletana, under 35, lavoratrice presso la cooperativa sociale Bambù: a muoverla il senso di appartenenza e di responsabilità e la condivisione di valori sociali; sottolinea però una certa amarezza nello scarso riconoscimento del mondo del terzo settore considerato quasi nullo nel contesto economico.
A seguire Fatima Ezzahra Ezrouri, volontaria in Servizio Civile che offre supporto scolastico ai bambini migranti e di seconda generazione, migliorando il loro livello di conoscenza della lingua italiana e colmando le loro lacune scolastiche. Le attività non riguardano solo i bambini, ma anche gli adulti: lezioni gratuite di italiano partendo talvolta dalla fase di alfabetizzazione. Fatima ha chiesto a gran voce il riconoscimento dei giovani di seconda generazione senza cittadinanza, che vivono e conoscono il nostro paese ma non usufruiscono a pieno dei diritti.
Angela Zampini ha raccontato “Torno Spesso”, progetto di ricerca azione che analizza la relazione tra l’assenza di luoghi di aggregazione e le motivazioni sociali e culturali che portano migliaia di giovani a lasciare il proprio paese d’origine e a tornarci sempre meno spesso.
Andrea Cresta, dirigente nazionale di Link, ha sottolineato che “la formazione deve avere un ruolo centrale all’interno della società, l’obiettivo è quello di tutelare il diritto allo studio, gli studenti e le studentesse che hanno dovuto subire sempre di più sulle proprie spalle il peso di anni di tagli all’istruzione e alla formazione“.
A concludere gli interventi del primo gruppo Maria Iovinelli, del circolo Spaccio Culturale che promuove socialità e partecipazione per contribuire alla crescita culturale e civile della comunità, che ha lanciato una provocazione: quanto l’Italia sta realmente puntando sui giovani?
Il secondo tavolo “Le gambe della ripresa: innovazione, politica, opportunità” è stato dedicato alle proposte e al confronto con le istituzioni: primo intervento quello di Arianna Petrosino, Coordinatrice nazionale Rete della Conoscenza, che, pur considerando una serie di aperture su infrastrutture e istruzione, lamenta svariati mancati interventi da parte del governo e in particolare uno: l’assenza dell’istruzione gratuita. Se oggi ancora le disuguaglianze persistono – secondo i dati Istat – in base all’istruzione della famiglia d’origine o al posto in cui si nasce, e a prescindere dal lockdown, bisogna dare una risposta a chi va via dal Sud per studiare o per lavorare.
Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione CON IL SUD, rilancia su alcune grandi questioni: metà delle risorse del PNRR dovranno essere spese dagli enti locali: ne saranno capaci? Nel PNRR verranno indicati per ogni progetto quali sono i risultati attesi? Altro tema è quello della governance: chi controlla? Ci sarà un sistema di monitoraggio? Infine bisogna riflettere sul ruolo del terzo settore e su quanto questo sia stato preso in considerazione nel PNRR: se ne parla di striscio a proposito degli assistenti sociali, dell’housing sociale, ma bisogna prendere atto che è cambiato il clima. Ma non basta: ci vuole la precisazione del ruolo che svolge il terzo settore.
A concludere i lavori Gaetano Manfredi, ex rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ed ex Ministro dell’Università e della Ricerca, che nei giorni scorsi ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Napoli.
Manfredi si è soffermato su una serie di tematiche, ricordando l’atavica questione meridionale, in cui Napoli rappresenta la punta di un iceberg diffusa in tutto il sud. Innanzitutto “la qualità degli investimenti: è molto facile fare infrastrutture, più complicato fare infrastrutturazione sociale, ma non possiamo avere un paese migliore se questo non accade: se vogliamo un paese più digitalizzato, abbiamo bisogno di banda larga ma anche di una popolazione che abbia un livello di competenze digitali che possa usufruire dei servizi”.
Ancora, il tema dei divari: l’Italia è il campione dei divari, dal sud a quello generazionale e di genere, per questo “abbiamo necessità di programmi di crescita integrata: se è necessario consentire a più persone di studiare, evitare l’emigrazione e la desertificazione nelle nostre città che hanno raggiunto livelli altissimi, permettere ai giovani di avere figli, dobbiamo sviluppare programmi integrati di crescita, formazione ma anche migliori servizi. Dobbiamo essere in grado di accompagnare le persone alle opportunità: non più posizionarsi in base alla propria famiglia o provenienza, ma imporre tutti gli elementi necessari per ridurre i divari: questo non dipende da come abbiamo allocato le risorse ma di come le utilizziamo, e questa è la grande scommessa”.
Infine un tema molto caro: il potenziamento del diritto allo studio, tra i più importanti per poter consentire ai giovani di avere un futuro lavorativo. Ora c’è bisogno di un grande coordinamento sociale, di far sentire la nostra voce, partendo dalla debolezza del nostro sistema pubblico è fondamentale il coinvolgimento del terzo settore.
E conclude: “Nei prossimi anni avremo grandi opportunità ma anche grandi difficoltà: è necessario un grande impegno ma anche un grande protagonismo dei giovani. Non è uno stereotipo ma una realizzazione che ci auguriamo diventi pratica”.