Assemblea Arci Caserta: offrire alternative concrete alla precarietà

Assemblea Arci Caserta: offrire alternative concrete alla precarietà

Verso il XVIII Congresso Nazionale Arci, l’8 ottobre si terrà l’Assemblea del Comitato Provinciale Arci Caserta. Per l’occasione abbiamo intervistato il presidente Angelo Ferrillo.

Quali prospettive di lavoro avete elaborato per il prossimo mandato del Comitato provinciale?

Sicuramente sarà importante offire ai circoli maggior supporto e prossimità: la Riforma del Terzo Settore necessita di alcuni passaggi fondamentali per essere in regola e dirigenti, soci e socie, devono sentirsi a proprio agio, sereni e vivere questo momento senza rischi. In questo la nostra rete associativa ha un ruolo fondamentale.

Infine pensiamo che i circoli devono avere una funzione propositiva per quanto riguarda i temi da affrontare: vogliamo essere un comitato strumentale alla centralità dei circoli e alle iniziative che vorranno portare avanti.

Come ha influito il periodo di pandemia sulle esigenze e le richieste dei circoli? In che modo incentivare le adesioni e promuovere i valori Arci?

Il periodo della pandemia ha influenzato i circoli in due modi opposti e complementari: da una parte c’è stata una forte pressione economica su affitti e utenze, molte difficoltà a gestire iniziative per aggregare e avvicinare nuove persone; dall’altra parte ha portato una grossa attenzione alla solidarietà e alla voglia di sentirsi vicini seppur distanti. Per questo sono nate molte iniziative di sostegno alla popolazione, ai soggetti fragili tra cui consegna medicine o spesa a domicilio. La pandemia inevitabilmente ci ha fatto sentire più rete come soggetti di terzo settore.

Ora però siamo già in una fase post pandemica: abbiamo voglia di riaprire luoghi fisici di incontro e speriamo di portarci dietro questo senso di unità provato durante il periodo di maggiore difficoltà della pandemia.

A quali priorità la nostra associazione dovrà puntare nel prossimo periodo?

Principalmente mettiamo al centro la vertenza sugli spazi: è difficilissimo aprire nuove strutture e riteniamo che il nostro lavoro debba essere incentivato. Non possiamo competere sul mercato dell’affito di locali commerciali: questo è un handicap troppo grande per chi vuole fare servizi di prossimità, di promozione sociale e culturale. Riteniamo che gli enti locali debbano essere sollecitati a trovare soluzioni; tra l’altro posseggono molti beni inutilizzati (confiscati e non) e chiusi per molte ragioni.

L’altra priorità è legata alle persone, ai socie e alle socie: viviamo in un contesto sociale di continua emigrazione e precarietà lavorativa ed esistenziale, questo vuol dire che coloro che vorrebbero essere nostri soci o che potrebbero prendersi responsabilità associative non si sentono di farlo perché minacciati da questa condizione. Noi dobbiamo lavorare, per quanto possibile, nella costruzione di realtà di impresa sociale che possano permettere alle persone di rimanere sul territorio per fare ciò che piace ed è importante per la comunità.

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